Model City Pyongyang: viaggio fotografico nell’utopia architettonica della Corea del Nord
Il lavoro degli architetti Cristiano Bianchi e Kristina Drapic sulla città modello Pyongyang, emanazione diretta dello zeitgeist dominato dall'incrollabile dinastia Kim, è dal 2019 disponibile in un prezioso volume che mette parzialmente in luce il grande cono d’ombra che dal 1948 avvolge la Corea del Nord.
Partendo da una sostanziale mancanza di dati e di conoscenze dirette, gli autori di Model City Pyongyang visitano la capitale nordcoreana per la prima volta nel 2015, dando inizio alla loro ricerca sulla città modello, in collaborazione con il Koryo Studio. Torneranno poi nel 2016, con il supporto della Korea Cities Federation (KCF), e infine nel 2018, per completare il lavoro fotografico che ha dato vita a un volume di 224 pagine, di cui 200 dedicate a fotografie e illustrazioni.
La nascita della Corea del Nord e la dinastia Kim
La nascita della Corea del Nord nel settembre del 1948, all’inizio della Guerra fredda, è stata uno dei fatti storici di maggiore rilevanza simbolica nel contesto dello scontro tra il blocco occidentale e quello sovietico. Tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il 15 agosto del 1945, la Corea viene occupata dalle forze armate sovietiche nella parte settentrionale e da quelle statunitensi nella parte meridionale. A seguito di questa cesura mai risolta, il 15 agosto del 1948 nasce la Repubblica di Corea, con capitale Seoul, e il 9 settembre dello stesso anno la Repubblica Democratica di Corea, con capitale Pyongyang. Seguirà nel 1950 l’invasione dei territori del sud da parte del regime di Pyongyang, che porterà alla ben nota guerra di Corea, congelata poi dall’armistizio del ’53 che ha sostanzialmente riportato i confini delle due nazioni allo status quo ante. Dalla fondazione dello stato fino ad oggi, la leadership della Corea del Nord è sempre stata in mano alla dinastia Kim. Guidata dapprima dal “grande leader” Kim Il Sung fino al 1994, poi dal figlio primogenito Kim Jong Il fino al 2011, oggi la Corea del Nord ha come capo politico in carica il terzogenito della dinastia Kim Jong Un. A distanza di circa 70 anni dalla sua fondazione e nonostante il collasso dell’Unione Sovietica, i muri eretti dalla dinastia Kim intorno alla Corea del Nord sono ancora incredibilmente integri e ben poco di ciò che accade all’interno del paese trapela al mondo esterno.
È proprio di queste ore le notizia, non confermata dal regime e battuta da un’agenzia stampa sud coreana, del peggioramento dello stato di salute del leader Kim Jong Un che avrebbe portato al conferimento di poteri alla sorella Pak Myong Sun. La notizia è a tutti gli effetti non verificabile.
Model City Pyongyang
Quasi tutte le capitali del mondo sono automaticamente associate dal senso comune a piazze, monumenti ed edifici “simbolo”. Pyongyang, al contrario, è per la maggior parte di noi occidentali una scatola chiusa con pochissimi fori da cui filtrano informazioni e immagini, sempre frammentarie e parziali. Sono pochi i frame visivi della capitale nordcoreana a disposizione dell’immaginario occidentale. I più informati riconoscono il grande monumento Mansudae o la Torre Juche, opera celebrante l’ideologia del Partito del Lavoro di Corea come immagine simbolo della Corea del Nord. In effetti, ignoriamo quasi tutto di questa nazione di 25 milioni di abitanti e la sostanziale mancanza di conoscenze la rende un oggetto enigmatico e affascinante.
Model City Pyongyang di Cristiano Bianchi e Kristina Drapić, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice londinese Thames & Hudson, è un lavoro che ha il grande merito di colmare le nostre lacune nell’immaginario sulla Corea del Nord, fuori dalla Corea del Nord. Allo stesso tempo puntuale guida architettonica e surreale viaggio fotografico, Model City Pyongyang documenta e chiarisce attraverso immagini, didascalie e tavole tecniche il simbolismo sotteso al grande schema progettuale che ha definito dal 1948 ad oggi l’architettura della capitale, medium per eccellenza tra la Repubblica e i suoi cittadini.
Architettura e ideologia
Il paese in mano ai Kim si è sempre mostrato, al suo popolo più che al mondo esterno, attraverso opere pubbliche e monumenti pensati per rappresentare, enfatizzare e promuovere l'ideologia ufficiale della Repubblica Popolare Democratica di Corea, la cosiddetta “Juche” chiamata anche dagli osservatori esterni kimilsunghismo o kimjonghilismo. Si può dire che Pyongyang, completamente ricostruita dopo la guerra di Corea (1950-1953), sia una vera e propria guida ideologica per i suoi cittadini, ai quali si mostra (e si impone) con una narrativa unica e mai casuale. La ricostruzione integrale della città dalla seconda metà del XX secolo nasce da un complesso piano urbanistico e architettonico che si evolve e si modifica in fasi estetiche sostanzialmente definite dai sovrani in carica, pur rimanendo sempre fedele ai principi della Juche sanciti dal primo leader supremo Kim Il Sung.
Dal 2012 Pyongyang vive il suo periodo “Kim Jong Un", l’attuale leader che ha dato fin da subito una forte propulsione alla costruzione di nuovi edifici e monumenti così come al rinnovamento di molti già esistenti, confermando una tipica attitudine nordcoreana: modernizzare il vecchio, in totale contrasto con le pratiche di recupero e mantenimento dell’eredità del passato in uso in occidente. Il suo predecessore, Kim Jong II, aveva avviato un programma di costruzione che voleva essere “nazionalista nella forma e socialista nel contenuto” (On Architecture, 1991) e che incarnava ed evolveva i principi dell’ideologia Juche dettata dal padre. A sua volta Kim Jong Un sta portando avanti l’eredità del predecessore secondo la sua personale visione, espressa nel manifesto del 2016 “For Building a Thriving Nation” dove, pur nella continuità, si apre sostanzialmente alla modernità per creare strutture e monumenti impareggiabili per grandezza e spettacolarità. L’ambizione di Kim Jong Un è creare un paradiso socialista che rimanga immacolato anche nel lontano futuro e che il mondo possa ammirare e invidiare, come spiega Oliver Wainwright nel suo saggio contenuto nel volume Building a Socialist Paradise.
Le facciate degli enormi edifici, anche residenziali, si caratterizzano quindi per esplosioni cromatiche esuberanti e "weird": arcobaleni pastello e contrasti di colori complementari che fanno della città simbolo della repressione di regime (almeno per il mondo esterno) uno scenario retrofuturista grondante science-fiction.
“Pyongyang è sia un palcoscenico che una città reale, in cui i due aspetti si fondono continuamente. Questa è proprio quella sensazione di 'realtà immaginaria' che abbiamo provato durante il nostro primo viaggio e che abbiamo cercato di trasmettere attraverso la fotografia.”Cristiano Bianchi
La (Sur-)realtà di una capitale ideologizzata
Con abilità, e senza cadere nell’esotismo, Cristiano Bianchi e Kristina Drapić giocano sulla dissonanza tra come noi occidentali percepiamo l’estetica di Pyongyang e come invece il regime ha inteso promuoverla negli ultimi 70 anni. Gli autori enfatizzano il cortocircuito tra realtà e finzione che domina la capitale, un contrasto davanti al quale è impossibile non chiedersi se quello che si vede sia reale o se piuttosto si tratti di una messa in scena (entrambe le risposte sono vere).
Bianchi e Drapić hanno quindi accostato a una fotografia estremamente fedele e documentaristica una post-produzione dei cieli volutamente finzionale: un gradiente che sfuma dal rosa al blu è stato sovrapposto a tutti gli orizzonti, come per citare esplicitamente i manifesti propagandistici della politica coreana, in cui i cieli risplendono sempre di tramonti struggenti e ipersaturi. Nonostante la sua visibilità quasi sfacciata, l’espediente non si nota subito sfogliando le pagine del libro, proprio perché è usato in un contesto dove il reale urbano nasce già carico di un artificio ideologico dagli esiti surreali.
"Il progetto fotografico mira a stabilire un dialogo con le rappresentazioni artistiche della DPRK, e allo stesso tempo vuole ritrarre quella sensazione iniziale, peculiare e sconcertante di 'realtà immaginaria' che abbiamo avuto durante la nostra prima visita, sperimentando per la prima volta una città così straordinariamente diversa: un senso di confusione, in cui la percezione tra ciò che è reale e genuino si fonde con ciò che è visto come messo in scena o falsificato. Alla ricerca di un modo per esprimere e comunicare questo sentimento, l'ispirazione è venuta da una delle caratteristiche più ricorrenti e sorprendenti delle narrazioni visive della Corea del Nord, nei manifesti di propaganda ma anche nelle opere di pittura, scultura e mosaico, e in particolar modo nei ritratti dei Leader: il cielo è rappresentato come un semplice gradiente di colori, come un tramonto o un'alba ipersaturi, un espediente in grado di trasfigurare il reale in ideale, come metafora dell'utopia stessa. La fotografia è quindi inquadrata con un sobrio e solenne approccio architettonico e senza modifiche significative, mentre il cielo è completamente sostituito da un gradiente di colori pastello, presi dalla tavolozza dei colori utilizzata dagli artisti coreani per i manifesti di propaganda e dagli architetti per le facciate . Il contrasto tra le due parti dell'immagine crea un'alienazione visiva in cui la parte reale (l'edificio o la città) sembra irreale e la parte irreale (il cielo) potrebbe effettivamente essere reale.”C.B
Model City Pyongyang è un libro che dà un contributo essenziale alla nostra comprensione della Corea del Nord e nello specifico al rapporto che il regime ha intessuto tra estetica, politica ed architettura dando forma negli anni a un canone di bellezza tanto dissonante da quello occidentale quanto affascinante e quindi, necessariamente, da conoscere. Segnalato da Internazionale tra i migliori libri di fotografia del 2019, Model City Pyongyang ha ricevuto commenti e recensioni sulle migliori testate giornalistiche del mondo ed è acquistabile sul sito dell’editore Thames & Hudson.
Galleria fotografica - parte prima
Asse dal Mansu Hill Grand Monument al Monumento alla Fondazione del Partito In molte città monumentali l’asse urbano è di fondamentale importanza e a Pyongyang questo concetto è particolarmente enfatizzato. L’Asse dal Mansu Hill Grand Monument al Monument to Party Founding è così lungo (2,1 km/1,3 miglia), che in una giornata nebbiosa si riesce a malapena a vedere da un’estremità all’altra. La forma dei due edifici residenziali che fiancheggiano il Monumento alla fondazione del partito fa eco alle bandiere tenute in alto dai gruppi scultorei di fronte al Gran Monumento Mansu Hill all’estremità opposta dell’asse. Gli edifici erano originariamente bianchi, ma in seguito dipinti di rosso per rinforzare la connessione; i caratteri sui loro tetti significano “cento battaglie, cento vittorie”.Museo dell'Industria Elettronica Ubicazione: complesso espositivo Three Revolution / Data: 1983 / Superficie: 10.000 m2 Il Museo dell’Industria Elettronica, a forma di pianeta, fa parte del complesso espositivo Three Revolution, la vetrina ufficiale delle tre rivoluzioni di Kim Il Sung (rivoluzione ideologica, tecnica e culturale - i precetti guida del Partito dei Lavoratori della Corea), composto da 6 edifici culturali allineati lungo un asse monumentale. La loro enorme scala sottolinea l’importanza dei temi trattati all'interno, mentre i singoli loghi nella parte superiore di ogni edificio riflettono il contenuto ideologico all'interno. Le mostre all’interno dell’Electronic Industry Hall riguardano l’industria elettronica e dell'automazione, la comunicazione e la ricerca spaziale, la robotica, i computer, gli strumenti ottici e di misurazione. L’edificio contiene anche un planetario e una sezione dedicata alla ricerca sull’uso pacifico dell’energia atomica. L’architettura degli edifici pubblici di Pyongyang è sempre altamente simbolica e il loro concept e ispirazione sono spesso molto letterali, a volte quasi ingenui, poiché è considerato molto importante comunicare facilmente e chiaramente alle persone l’uso e il contenuto fisico e ideologico degli edifici.Palazzo dei bambini di Mangyongdae Ubicazione: Kwangbok Street / Data: 1989 / Superficie: 120.000 m2 Questa struttura pubblica offre ai bambini più talentuosi un posto per partecipare alle attività del doposcuola, dall’apprendimento della musica, delle lingue e delle competenze informatiche, fino ai giochi. È il più grande di tali centri nel paese e contiene 120 camere, una piscina, una palestra e un teatro da 2.000 posti. Il disegno architettonico rappresenta due ali curve, distese per circondare la piazza, a simboleggiare l’abbraccio dei bambini da parte dei Leader. L’edificio è stato rinnovato nel 2015: mentre la facciata appare sostanzialmente invariata, l’interno, in origine piuttosto sobrio e austero, con pavimenti in terrazzo e mosaici, è stato trasformato in uno spazio inaspettatamente giocoso dai colori ipersaturi.Teatro Centrale della Gioventù Ubicazione: Munsu Street / Data: 1989 / Area: 59.900 m2 Il design dell'edificio, che è un centro per le arti performative e di spettacolo, è caratterizzato dai due elementi rossi del tetto, che rappresentano un pianoforte aperto e una fisarmonica: il teatro principale è sotto il “pianoforte”, mentre sotto la “fisarmonica” si trova un auditorium. Come documentato dalle foto esposte nella sala principale, il design è stato scelto personalmente da Kim Jong Il tra tre diverse proposte durante il concorso nel 1986. A Pyongyang le diverse proposte per ogni nuovo edificio sono progettate da team composti da professori e dai loro migliori studenti, all’interno delle principali istituzioni architettoniche: l’Accademia di architettura di Paektusan e l’Università di architettura di Pyongyang.International Cinema Hall Ubicazione: Yanggak Island / Data: 1995 /Area: 13.200 m2 Questo è il centro principale del paese per l’arte e la cultura cinematografica, che sono stati intensamente promossi da Kim Jong Il. Dal 1987 ospita anche il biennale Pyongyang International Film Festival, uno dei pochi eventi in Corea del Nord che cerca attivamente il collegamento con il mondo esterno. La forma dell'edificio è ispirata a una bobina di pellicola: l’originale facciata brutalista in cemento è stata recentemente rivestita con piastrelle di ceramica grigia e bianca, rendendo più evidente l'immagine della bobina. Gli interni sono stati per lo più lasciati nel loro design originale, anche se una delle sale è stata recentemente rinnovata con attrezzature aggiornate con l'aggiunta di un “cinema bar”, il primo del suo genere nel paese.Unha Tower Ubicazione: Mirae Street / Data: 2015 “Inauguriamo una grande età d’oro delle costruzioni, applicando a fondo l’ideologia Juche all’architettura (...) Trasformiamo l’intero paese in un paradiso socialista!” Sotto questi slogan di Kim Jong Un, e date le nuove condizioni economiche, la città di Pyongyang sta vivendo un periodo di intensa costruzione e trasformazione urbana: intere nuove strade fiancheggiate da grattacieli residenziali sono state completate a una velocità molto elevata negli ultimi anni. L’enorme complesso di Mirae Street, la cui apertura nel novembre 2015 ha attirato l’attenzione dei media internazionali, comprende 28 torri di appartamenti, con una composizione senza precedenti di facciate colorate rivestite in piastrelle di ceramica arancione e verde e incoronate da torrette e dischi, e si estende lungo il fiume per 1 km, culminando sul lato ovest con l'iconica Torre Unha. Questa torre di 53 piani a forma di fiore che sboccia, che ricorda allo stesso tempo una pagoda, è diventata immediatamente il nuovo punto di riferimento della città. Tutte queste nuove costruzioni sembrano seguire una inedita e uniforme direzione progettuale, in cui la combinazione di forme futuristiche organiche e colori pastello si traduce in uno stile fantascientifico “retrò” senza precedenti, immerso in un’atmosfera immaginaria di progresso e spensierata prosperità.RYUMYONG STREET - 2017 Ryomyong Street, la più recente costruzione in città, è stata realizzata in un tempo record: annunciata da Kim Jong Un nel marzo 2016 e prevista per essere completata nell’agosto dello stesso anno, è stata ritardata a causa delle inondazioni nel nord del paese - la cui ricostruzione ha assorbito tutte le energie - e inaugurata nell’aprile 2017 con una grande celebrazione ampiamente coperta dai media. La velocità nella costruzione, come in altre conquiste, è molto importante per la retorica ufficiale coreana e per far percepire alla gente la grandezza del paese: mentre la ricostruzione di Pyongyang è stata lanciata e implementata alla “velocità di Chollima”, dove Chollima è un cavallo immaginario che può percorrere 400 km al giorno, la strada Ryomyong è stata costruita alla “velocità di Mallima”, riferendosi ad un altro cavallo mitologico, che può correre 10 volte più veloce di Chollima. La strada comprende 40 nuove torri residenziali (che sostituiscono un vecchio complesso residenziale, demolito) e 34 strutture pubbliche, tra cui 6 scuole e 3 asili nido. L’ampio uso della tecnologia a energia verde è la caratteristica più pubblicizzata di questo progetto, e il design degli edifici conferma e sviluppa la nuova direzione architettonica promossa sotto Kim Jong Un: una composizione molto variegata di forme futuristiche, robotiche e simili a giocattoli, tenuti insieme dalla stessa gioiosa tavolozza di colori pastello. Se il risultato può apparire “naif” a un pubblico esperto di architettura, d’altra parte può essere molto impressionante per i visitatori: l’esperienza di camminare in questo inaspettato e in qualche modo originale ambiente urbano porta alla visione di una Pyongyang completamente diversa, proiettata verso un nuova era di positivo ottimismo.KWANGBOK Street e TONGIL Street - 1989 I complessi residenziali di Pyongyang sono concepiti seguendo l’idea socialista di “social condenser”, in cui il design stesso definisce lo stile di vita e il comportamento della comunità ospitata, e l’architettura diventa l’incubatore, e il palcoscenico, per lo sviluppo di un nuovo tipo di società. A Pyongyang questo concetto è declinato su una scala enorme e impressionante, in cui un singolo edificio può ospitare più di 2000 persone e la larghezza delle strade principali può raggiungere i 200 metri (si dice per poter essere utilizzate come aeroporto in caso di guerra). La variazione delle tipologie e i diversi schemi di aggregazione creano una gigantesca composizione geometrica spaziale, mentre l'infinita ripetizione dei balconi trasforma la facciata in motivi grafici che alternano brutale cemento e colori pastello. Kwangbok Street (Liberation Street) è uno dei progetti di costruzione residenziale più ambiziosi di Pyongyang. Completato nel 1989, è popolato principalmente da funzionari del Partito e membri di istituzioni burocratiche, mediatiche e culturali della RPDC. Considerato come un importante risultato in termini di fornitura di alloggi a un numero di persone senza precedenti, conta circa 260 edifici per un totale di 25.000 appartamenti. Enormi grattacieli di 30, 35 e 42 piani, progettati in diverse configurazioni, sono disposti ad un ritmo regolare e collegati e intrecciati da una striscia quasi continua di edifici inferiori (che vanno da 14 a 20 piani), la maggior parte dei quali a schiera. Questa configurazione vista da lontano, simula lo skyline di una montagna. L’enorme scala degli edifici e le grandi distanze tra loro creano uno spazio urbano molto dilatato e rarefatto, dove uno schiacciante senso di grandezza contrasta con la vita quotidiana che accade a livello della strada.MAY DAY STADIUM Posti a sedere: 150.000 / Superficie: 207.000 mq / Costruzione: 1989 / Ubicazione: Rungna Island/ Altezza: 60 mt Il design dell’edificio si ispira ad un fiore di magnolia che galleggia sull’acqua del fiume, anche se da molti viene raccontato come un paracadute appena atterrato. La struttura circolare dello stadio, che era uno dei più grandi al mondo al momento della sua inaugurazione, è composta da 16 volte paraboliche che creano una copertura continua sugli spalti, profonda 60 metri. Lo stadio, con le sue linee pulite e la sua immagine fortemente simbolica, è una delle presenze più iconiche nello skyline della città, ed è famoso soprattutto per i “Mass Games” che vi si svolgono: si tratta di uno spettacolo sincronizzato di 90 minuti in cui si fondono danza, acrobatica, ginnastica, teatro, musica, effetti visivi e illuminazione, il tutto davanti ad uno “schermo umano animato” composto da un mosaico i cui pixel sono costituiti da libri di cartelle colorate sorrette da studenti che cambiano pagina all’unisono. Lo show è eseguito da 100.000 artisti, ed è considerato la massima espressione artistica dell'unità di azione e di pensiero dei cittadini nella società socialista.ICE RINK Posti a sedere: 6000 / Superficie: 25.000 mq / Costruzione: 1980-1982 Lo stadio del pattinaggio è uno degli edifici più iconici della città, il cui design prende ispirazione dai caschi dei pattinatori in uso al momento, non tanto dalla forma, ma da dettagli specifici come le costole e le prese d’aria. L’edificio rivela una ricerca architettonica volta a trovare un linguaggio estetico nuovo per l’epoca, in cui tutti i componenti sono integrati in una composizione armoniosa e originale: lo spazio interno è dichiarato dalla forma esterna, e gli elementi strutturali sono attentamente progettati per essere visibili e per dichiarare la loro funzione. L’estetica brutalista dell'edificio in cemento è ammorbidita da una decorazione molto raffinata e originale, dove ogni dettaglio è progettato. Il design degli interni mostra una selezione di materiali e colori molto ricca, che comprende pavimento in terrazzo, mosaici in ceramica, pannelli in cemento, boiserie in marmo e legno, in cui gli elementi tecnici sono perfettamente integrati e ogni dettaglio è completamente progettato.Ryugyong Hotel Data: 1987 - da completare / Area: 360.000 mq / Altezza: 330 mt Questo gigantesco hotel, la cui costruzione è iniziata nel 1987, avrebbe dovuto rappresentare una nuova fase di “apertura” del paese, il primo luogo dove poter ospitare stranieri, far circolare valuta estera e stringere affari e relazioni con i paesi occidentali, esattamente come avveniva in quegli anni nella Cina di Deng Xiaoping, dove gli alberghi erano dei veri e propri “incubatori” delle riforme. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica la crisi degli anni 90 che travolse il paese arrestò la costruzione e l’edificio rimase incompiuto a stagliarsi sullo skyline della città con il suo sinistro e brutale profilo in cemento fino al 2008, quando i lavori sulla facciata ripresero. Oggi l’esterno dell’edificio è ultimato, e la facciata viene usata come un gigantesco schermo LED che alla sera proietta immagini e slogan, mentre gli interni restano incompiuti e inaccessibili.PYONGYANG SUBWAY La metropolitana di Pyongyang è costituita da 2 linee, la linea Chollima e la linea Hyoksun, costruite tra il 1965 e il 1973 e ampliate fino al 1987 per raggiungere un totale di 16 stazioni La profondità di 110 metri consente alla metropolitana di essere utilizzata come rifugio antiaereo, come a Mosca (84 metri) e San Pietroburgo (86 metri), e fornisce all’ambiente una temperatura costante di 18 gradi. La storia della sua costruzione e l’importanza di questa opera, dato l’isolamento del paese, è descritta e celebrata nel Museo della Metropolitana di Pyongyang, dove viene a più riprese sottolineato il fatto che essa è stata costruita “con la nostra tecnica, i nostri materiali e i nostri sforzi”, oltre a documentare in modo capillare il coinvolgimento personale dei Leader alla guida delle operazioni. La metropolitana di Pyongyang è concepita come un vero e proprio monumento e ogni singola stazione ha una sua architettura, sia sopra che sotto terra. Una lunga corsa in scala mobile collega la semplice, talvolta brutale, architettura degli edifici delle stazioni in superficie, abbastanza allineata con l’aspetto sobrio della città, con gli opulenti interni delle stazioni 110 mt al di sotto, sorprendentemente ricchi ed elaborati. Il design degli interni della metropolitana aggiunge al trasporto di massa la funzione dell’educazione ideologica: ogni stazione della metropolitana ha non solo un suo schema architettonico, con forme, materiali e illuminazione diversi, ma anche un tema narrativo diverso e molto specifico (Riunificazione, industria, agricoltura...) illustrato attraverso sontuose scenografie artistiche fatte di mosaici, sculture, dipinti, bassorilievi, e gli immancabili ritratti dei Leader. I nomi delle stazioni sono correlati a questi argomenti, anziché ai toponimi delle effettive posizioni nella città. In passato i turisti potevano visitare solo due stazioni, diffondendo voci secondo cui la metropolitana era solo uno show per i visitatori e i passeggeri erano attori, mentre dal 2010 i turisti sono autorizzati a visitare 6 stazioni. Per questo progetto abbiamo avuto accesso a quasi tutte le stazioni.CHANGWANG HEALTH COMPLEX Programma funzionale: piscine (quella grande per 2.000 spettatori), sauna, spa, salone di bellezza, parrucchiere, stabilimento balneare, strutture. Capacità: 16.000 persone / Superficie: 37.548 mq Costruzione: 1981 - 1986 L’health complex è il risultato dell’aggiunta di tre diversi edifici: il salone di bellezza (pianta circolare), la spa (pianta quadrata) e la piscina (pianta rettangolare). Il linguaggio architettonico è una variante locale del modernismo socialista, in cui le partizioni e le decorazioni architettoniche classiche sono declinate in una sorta di inedito “decorativismo brutalista”. Gli spazi interni presentano accurati dettagli e una palette di colori e materiali estremamente ricca, tra cui pavimenti in terrazzo, marmi, piastrelle in vetro, mattoni in vetro, mosaici in ceramica, carte da parati e una profusione di colori pastello. I fiori di Kimilsungia e Kimjongilia, varianti geneticamente modificate di orchidea e begonia realizzati in onore dei Leader, sono raffigurati nel pavimento in terrazzo all’ingresso, e si ripetono nei vari spazi dell'edificio. Il complesso è aperto ai cittadini 16 ore al giorno e può essere utilizzato contemporaneamente da 16.000 persone.Domenica mattina di fronte alla Grand People’s Study HouseSabato pomeriggio alla Fermata della metropolitana Sungri“Conquiste del Socialismo”, gruppo scultoreo a lato del Monumento ai Leader di Mansu HillMass Dance sul lungofiume di fronte a Piazza Kim Il Sung, sullo sfondo la Juche TowerProve per la parata delle torce in Piazza Kim Il SungLa Juche Tower vista da Piazza Kim Il SungComplesso residenziale di Changjion Street
Gli autori
Cristiano Bianchi è un architetto italiano, fondatore di Studio ZAG, con sede in Toscana e a Pechino. Pratica la fotografia di architettura come attività collaterale e metodo di studio, all’interno di un percorso di ricerca particolarmente incentrato sulle trasformazioni sociali e urbane in atto in Asia. Vive e lavora tra l’Italia e la Cina.
Kristina Drapić è un’architetta e graphic designer serba. Appassionata di comunicazione e rappresentazione grafica dell'architettura, da diversi anni svolge attività di “esploratrice urbana”, incentrata sul rapporto tra architettura, società e ideologia. Il suo lavoro è focalizzato sullo sviluppo delle periferie delle megalopoli cinesi, sulla gentrificazione dei centri urbani e sulla morfologia della “città generica” asiatica. Vive e lavora tra Belgrado e Rotterdam.